Il Regalo di Bianca:Consolidare l’Amore nel Dolore

(Questo articolo contiene la storia vera e le emozioni vissute da una mamma per la perdita della sua bambina. Si desidera quindi informare che i contenuti potrebbero turbare alcune persone.)

DI VALENTINA ATTANASIO, redattrice di Breastfeeding Today

“Camminavo a piedi nudi nell’erba e non mi davo pace. Perché non avrebbe mai potuto fare lo stesso, la mia piccola Bianca, e gli occhi mi si sono riempiti di lacrime…”

E senza accorgermene, anche i miei occhi lo erano…

Vorrei partire da qui a raccontarvi della meravigliosa ed emozionante chiacchierata che ho avuto qualche mattina fa con una delle persone più coraggiose e vere che abbia mai conosciuto, una donna che con orgoglio posso chiamare amica. Tra una lacrima e una risata, io seduta nella mia cucina e Giulia a tentare di far uscire le galline in giardino, ecco che ha preso corpo questa storia.

Diventare madre, il desiderio di sempre

Il cappellino rosa di Bianca,
tra le mani della sua mamma

Fin da piccola Giulia aveva le idee chiare, sarebbe stata una mamma! E così è stato, è arrivata Matilde e poi Margherita. Ed è arrivata anche La Leche League, perché seppur sicure, non si è mai del tutto pronte ad affrontare le difficoltà che la vita ci presenta. Quando si è ritrovata bloccata a letto con una massiccia iperproduzione e da lì a poco con ragadi e paracapezzoli, sua sorella le ha spedito L’arte dell’allattamento materno (MAN), che ha letteralmente consumato. “Il MAN dovrebbe piovere dall’alto insieme al test di gravidanza, così che nessuna mamma possa trovarsi nelle stesse condizioni in cui mi sono trovata io.”

L’arrivo della sua terza gravidanza ha fatto scoprire a Giulia un nuovo lato del suo essere madre, una maggior consapevolezza di sé stessa. Molto desiderata, questa terza gravidanza si è fatta attendere poco, cosa che ha sorpreso Giulia e che ha fatto suonare in lei il primo campanello d’allarme, seppur non ne fosse ancora consapevole. Una strana sensazione la pervadeva e la impensieriva, sembrava tutto troppo facile mentre la sua vita l’ha sempre messa alla prova.

Le perdite dopo l’impianto della gravidanza sembravano dare forma a questi suoi timori, a cui non voleva cedere. “Volevo darle dei motivi per restare, e l’ho portata a sentire il rumore del mare. E lei è rimasta.”

Accompagnata dal pianoforte e dalle canzoni del papà, dalle voci e dalle carezze delle sorelle, Bianca non ha tardato a farsi sentire, riempiendo di gioia tutti. Ma Giulia continuava a sentire una sorta di angoscia a cui non sapeva dare un nome, e sentiva forte il desiderio di andare al mare, di cercare lì rifugio e sollievo.

Quando tutto si ferma

E poi tutto si è fermato. No, tutto ha iniziato a girare vorticosamente. E ancora non si è fermato del tutto.

Era il primo aprile dell’anno scorso, il cuoricino di Bianca si era fermato dopo 23 settimane di gestazione.

Volevo darle una bella nascita, dovevo rimanere lucida per lei. E per Alessio, che viveva il suo essere padre per la prima volta.”

Se mai possa esistere la definizione di parto perfetto, quello ne aveva tutte le caratteristiche. Nessuna interferenza, luci soffuse, accompagnata dal suo compagno e da due ostetriche che hanno assecondato con rispetto e sensibilità i tempi di Giulia. Un parto rispettoso, senza pressioni, senza visite superflue, guidato dalle sue sensazioni. “Probabilmente il parto ideale, che sono riuscita ad avere perché ero in quella situazione e tutti erano dispiaciuti per me. E questo mi ha fatto soffrire anche di più, perché un parto rispettoso dovrebbe essere la norma, non importa cosa tu stia vivendo.

Bianca è nata alle 2:45 del 2 aprile 2019. “L’ho tenuta in braccio, abbiamo preso l’impronta dei suoi piedini, le abbiamo messo il capellino e le abbiamo fatto una foto. Volevo essere sicura che avrei potuto vedere il suo visino ogni giorno. Ero lucida, presente, nemmeno una lacrima.” Ma poi sono arrivate le sue bimbe, e non c’era più nessuna ragione per non piangere, insieme a loro.

Il ritorno a casa

La ginecologa presente in reparto aveva già segnato la prescrizione del farmaco per bloccare l’avvio della produzione del latte, ma Giulia voleva darsi la possibilità di provare a gestirla da sola.

Una volta a casa, la montata lattea non ha tardato ad arrivare, in modo così intenso da non riuscire a toccarsi il seno, che diventava sempre più caldo e dolente. Usare il tiralatte era pressoché impossibile, ogni movimento delle braccia diventava quasi un’impresa. La decisione di prendere il farmaco per interrompere tutto è diventata quindi inevitabile.

Avendo sempre avuto una massiccia iperproduzione, non avrei avuto nessuna difficoltà a donare il mio latte. Ma purtroppo in Liguria non ci sono ancora banche del latte.

Il farmaco però non è stato sufficiente, la produzione era oramai partita ed era necessario gestirla. Il massaggio e la premitura manuale erano l’unica cosa che riusciva a dare sollievo a Giulia, non riuscendo a muovere nemmeno le braccia dal dolore. Anche fare una semplice doccia era diventato impossibile, non solo per il dolore fisico. Ed è stata questa la sfida più grande, sentire, toccare un corpo “vuoto”, che non aveva più forma, la forma dell’amore che prima conteneva.

Sono quindi partiti i turni di ‘massaggio e drenaggio’: Alessio, suo marito, e Erica, sua cara amica, si alternavano in lunghe sessioni di massaggio linfodrenante per poter svuotare il seno e concederle così un po’ di sollievo. Ed è così diventata una routine, in base a cui tutta la famiglia si muoveva in quei giorni. Le bimbe facevano trovare il pranzo pronto e Alessio tornava a casa dal lavoro giusto in tempo per l’ora del massaggio.

Ritrovare l’amore

La candela con il piccolo carosello di farfalle, che viene accesa per Bianca

In quei momenti di calma e tranquillità, dove tutto era scandito dal lento ritmo della discesa del latte, Giulia e Alessio si sono ritrovati ancora più uniti, più complici. Si stavano riscoprendo e si sentivano rassicurati dalla loro vicinanza. Come se Bianca fosse ancora lì con loro a tenerli uniti e questo era il suo regalo. Come se volesse restituire in qualche modo l’amore che aveva ricevuto, quando era coccolata al suono delle onde del mare, delle note del pianoforte del suo papà, delle risate delle sue sorelle. Quello era tutto il suo mondo, tutto quello che conosceva, seppur per poco. E per lei era tutto perfetto così, pieno di amore, di battiti, di voci. “Si è presa tutto quello che poteva immaginare di avere. Non c’era dolore. Come se si fosse semplicemente addormentata.

È stato un tempo prezioso, importante. I massaggi e la spremitura manuale erano qualcosa che andava fatto, per Giulia, e che hanno fermato il mondo intorno. Un tempo che servirebbe ad ogni mamma che perde il proprio piccolo, per accogliere il proprio dolore, per piangere le proprie lacrime, per dare un senso ad una realtà che molte persone intorno faticano a comprendere, avendo timore di rompere qualcosa che invece è già rotto.

Conservare i ricordi

Il fiore dell’albero di ciliegio sbocciato per Bianca
ad aprile dell’anno scorso

La memoria del cuore non basta, c’è bisogno di ricordi veri, tangibili, che diano un posto vero a questi piccoli angeli, per le loro famiglie. Qualcosa che possa essere custodito, come il cappellino che Bianca ha indossato, la sua impronta, la sua foto, che sono conservate in quella che viene chiamata memory box [1], non solo una scatola di ricordi, ma la prova che Bianca ha fatto parte della loro vita ed è tutt’ora con loro.

A casa di Giulia, di Alessio e delle loro bimbe c’è una candela con un piccolo carosello di farfalle che girano quando viene accesa. Ogni volta che qualcuno gli fa visita, Giulia accende la candela. Bianca è lì con loro. In giardino c’è il suo albero di ciliegio che, nel mese di aprile dell’anno scorso, sotto un cielo che ha pianto tutte le sue lacrime, ha fatto sbocciare un solo fiore.

 

 

Nota

1. La memory box è un progetto dell’associazione CiaoLapo, ideata come parte del protocollo di accoglienza per le famiglie che perdono un bambino. Viene donata al momento delle dimissioni permettendo ai genitori di fare spazio ai ricordi del proprio bambino. Per saperne di più: https://www.ciaolapo.it/

 

Giulia Valdambrini è una Consulente de La Leche League Italia che dedica il suo tempo libero al sostegno delle mamme, dei bimbi e delle famiglie del suo territorio. Giulia vive in una cittadina vicino al mare con le sue figlie e suo marito Alessio.